Buongiorno a tutte le 528 persone iscritte alla newsportolina! È iniziato il 2024 e vi sto scrivendo da un Macbook nuovo. Dopo 10 anni di onorato servizio ho dato in permuta quello vecchio e ne ho preso uno molto simile, per estetica e capacità, ed è come se non l’avessi mai cambiato. Invece su twitter (o meglio X) non ci sto più. Ho deciso di cancellarmi a inizio anno quando ha fatto capolino Threads a cui mi sono iscritta e che trovo molto più semplice e immediato. E poi è collegato a IG dove passo molto più tempo. Ho anche cambiato foto profilo (e avatar in generale) dei vari social sostituendola con una foto scattata durante Più libri Più liberi dalla bravissima Tania Cristofari fotografa dell’agenzia Contrasto. Con i miei tempi sto facendo pulizia e ordine tra la presenza online e quella offline. Più che pulizia sto pensando a come rivoluzionarla dato il pochissimo tempo che ho ormai a disposizione e l’età che avanza e le cose che cambiano.
A proposito di offline sta proseguendo la mia supplenza in storia dell’arte al liceo Laura Bassi e mi trovo davanti a sfide nuove come dare compiti, assegnare pagine e spiegare fino allo sfinimento uno stesso semplice concetto mentre io vorrei andare solo avanti nel programma (perché tutto è importante!) e parlare dei massimi sistemi. In questo senso mi ha dato molta soddisfazione un piccolo intervento che ho tenuto durante l’assemblea d’istituto su violenza di genere e femminismo. Mi sono sentita come se stessi davvero trasmettendo loro qualcosa e non nozioni che percepivano “inutili” come quando gli spieghi l’importanza del Doriforo di Policleto nell’arte classica ma anche contemporanea visto che continua ad essere usato come canone anatomico. A me, che la testa entra 8 volte nel corpo è stato ripetuto fino alla nausea e lotto continuamente contro questo canone per poter disegnare più liberamente. Alla fine non disegno mica Spiderman.
A proposito di spiderman qui torno a ciò che avevo lasciato in sospeso nell’ultima newsportolina 2023. Parlarvi del mio fare fumetti. Che è molto cambiato con il tempo. Ho iniziato a pensare di voler raccontare storie per immagini già alle medie. Ero una lettrice onnivora, specialmente di manga. La svolta è avvenuta nel 2001 quando in Italia venivano pubblicate le prime “graphic-novel” sulla scia delle tendenze underground americane ed europee, dai primi autori e autrici come Davide Toffolo e Vanna Vinci raccolti in riviste tipo Kappa magazine e Mondo naif (in questo vecchio video sul mio canale YouTube sfoglio un po’ di cose che leggevo a 14 anni). Dunque nel 2004 sapevo solo che volevo fare QUEL tipo di fumetto e non altro. Io volevo solo scrivere, disegnare e raccontare le MIE storie. Poi sono venuta a Bologna e mi si è aperto un mondo in cui, in pratica, esisteva SOLO quel tipo di fumetto, che ad oggi chiameremo più “autoriale” che con gli anni è diventato il paradigma stesso del fare fumetti oggi e non solo in italia. Pian piano stando a Bologna ho iniziato a capire meglio anche “le regole del gioco editoriale”. Però il mondo intorno stava cambiando, non era più il 2004, e anche io stavo crescendo. Quel gioco a un certo punto mi è stato stretto, parlo di fine 2021, e a farmelo andare stretto è stato tutto un insieme di fattori: L’autoreferenzialità degli addetti ai lavori, dei siti specializzati che ne sono una manciata, della critica (lontanissimi i tempi di MANO e de LO STRANIERO), dei libri, una comunità piccola e per lo più maschile e misogina, la promozione degli editori inesistente e, più in generale, una promozione alla lettura scarsa e inefficace che influenza poi tutto, anche gli anticipi sui diritti d’autore che in generale sono molto bassi. Per questo chi fa fumetto deve necessariamente fare anche altri lavori. Si prova quasi vergogna a doverlo ammettere ma è così. Ci si sente sempre un po’ in colpa perché si pensa di essere stati in qualche modo “sconfitti” dalla vita e non abbastanza famosi o meritevoli di successo per poter vivere di solo fumetto ma dopo anni ora riesco a pensare che, in verità, a me piace fare anche altro. La costante resta comunque il disegno ma applicato e declinato in molte forme. E questo mi da molta soddisfazione perché mi fa sentire libera di essere chi voglio e di realizzare le opere che voglio senza pressioni di nessun tipo.
Dunque facendo i miei libri a fumetti ho approfondito sempre di più la filiera del libro appassionandomi a chi promuove la lettura nel paese reale: Biblioteche, associazioni e scuole. Per questo ho iniziato ad insegnare e ad accettare supplenze brevi nei licei. Avere persone giovani da influenzare, non soltanto attraverso uno schermo di un telefono ma proprio tra quelle mura dove passano la maggior parte del loro tempo per 5 anni consecutivi, è sfidante. E infatti:
In Italia si legge ancora troppo poco. Francia, Germania e Regno Unito e tanti altri paesi della UE fanno meglio di noi. La diffusione della lettura è una battaglia di civiltà. In questo caso non c’è bisogno di assistenzialismo. Ci vorrebbe invece una grande riforma (fatta anche di investimenti e buone idee) che metta in relazione in maniera virtuosa i grandi giocatori del settore: biblioteche, case editrici, librerie, scuola. C’è all’orizzonte qualcosa di vagamente simile? No.
Il fatto che l'Italia sia uno dei paesi dove si legge troppo poco lo sperimento tutti i giorni tra i banchi di scuola. Quando chiedo ai miei alunni chi tra di loro legge o “ama” la lettura, si alzano 1, 2 mani o spesso capita di non vedere proprio nessuna mano alzata, accompagnato tutto da risolini di imbarazzo e sberleffo. Anzi, alcuni si sentono di esternare tutto il loro disprezzo verso la lettura, eppure, anche solo per gli status, le descrizioni ai post e i messaggi su whatsapp, leggono tutti i giorni. Spesso chi legge lo fa perché ha degli esempi in casa e gli è stato trasmesso questo piacere e curiosità da genitori “illuminati”. Dunque le mie buone intenzioni, e in generale quelle di chiunque, non bastano. Sullo stato della promozione della lettura (e più in generale della cultura) ne ha scritto bene Nicola Lagioia in questo suo ultimo articolo su Lucy Sulla cultura da cui sono tratte queste citazioni:
Se si pensa a come la Francia o la Germania investono in cultura, e si fa il paragone con noi, viene da piangere. Guardate l’Accademia di Francia di Villa Medici a Roma. Cercate un omologo italiano a Parigi, a Londra, a New York, a Vienna: non lo troverete.
Infatti è proprio all’Accademia di Francia a Roma che è stato realizzato il fumetto “La leggerezza” di Catherine Meurisse, celebre fumettista francese che neanche quest’anno ha vinto il Grand Prix al 51° festival della Bande Dessinée di Angouleme.
Anche il Centre National du Livre è un’opportunità molto importante, e non solo per gli autori e le autrici francesi. Infatti grazie al suo sostegno sono nati molti libri a fumetti scritti e disegnati da autori italiani che hanno vissuto a Parigi per molti anni. Provate ad aprire un loro libro e a scovare nel colophon il logo CNL.
Insomma per farla breve, la ricerca del MeFU uscita mese scorso, di cui ho accennato nella newsportolina di dicembre, non mi ha stupita per niente. Questo studio infatti ha messo nero su bianco la difficile situazione economica e professionale di chi crea a vario titolo fumetti nel nostro paese. Che deriva non solo da mancanza di una diffusa “educazione al fumetto” nel pubblico, dalla distribuzione che resta uno dei problemi maggiori, a cui si è aggiunto l’aumento del costo della carta. L’iperproduzione che è un circolo vizioso (anticipi bassi, più libri da fare per avere anticipi a sufficienza per vivere coadiuvato da editori che producono libri a basso costo per occupare posti in scaffali e pagare debiti dei libri precedenti (e non da ultima editoria fast fashion ascoltate il podcast frecciatine per capire meglio di cosa parlo) a cui non corrisponde un aumento sufficiente di lettori, e mancano in generale delle riflessioni sul ruolo culturale del fumetto e sulla dignità dei creatori. Tutti problemi questi di cui si parlava tra addetti ai lavori da anni e che ha portato alla nascita proprio di MEFU (mi ricordo la prima volta che Claudia Palescandolo me ne parlò era ad un festival di Angouleme del 2018 o 2019!). Sui diritti degli autori e autrici, sempre in Francia, c’è un gran fermento, infatti ho firmato questa petizione che vuol rendere i diritti degli illustratori uguali per tuttə in tutti i paesi dell’UE.
Anche se ci si augura che grazie al lavoro di MEFU gli enti pubblici di tutti i livelli e tipologie si rendano conto dell’importanza di sostenere chi realizza fumetti in Italia, promuovendo riconoscimento, tutele e opportunità, il problema resta che chi ha il potere materiale di cambiare le cose spesso non ha una visione culturale a lungo termine a prescindere dall’orientamento politico. Che è poi quello di cui si lamenta Nicola Lagioia e che condivido nel suo articolo.
📚Letti, guardati e ascoltati
“La storia” regia di Francesca Archibugi. Bellissimo. Io ho la prima edizione con la foto del bambino morto sulle macerie e la frase “Uno scandalo che dura da diecimila anni”, nelle edizioni successive la frase è stata tolta e la foto cambiata con un bambino vivo seduto tra le macerie.
Articolo sul fare figli su Lucy e poi anche questo sulla maternità. Condivisibili entrambi. Il primo spiega un po’ anche le mie motivazioni per cui ho deciso di avere una figlia e il secondo il perché, ogni volta che qualcuno mette troppa enfasi sul mio essere madre, mi annoia.
Visto il film Vivarium che sembra una buona riflessione sull’imposizione cattolica della famiglia tradizionale a tutti i costi.
Interessante Sei ciò che mangi, su Netflix
Ho visto la presentazione del libro CORPUS che raccoglie il lavoro di 20 anni di MP5 (l’artista dietro all’immagine di copertina del podcast Morgana di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri e dell’immagine simbolo del movimento NonUnaDiMeno). Io lo conosco da quando mi invitò al Ladyfest del 2008 a Roma, dove mi si aprì un mondo e delle amicizie che coltivo tutt’oggi.
Questa puntata di Amare Parole di Vera Gheno che spiega bene alcune shitstorm subite da delle donne di recente. Tra cui lei.
🏄🏻♀️Cose disegnate, dette, fatte (o che farò)
Su YouTube è uscito il video del mio intervento a MANUSCRIBERE
A dicembre ho realizzato il calendario 2024 di HERA che ragiona sul linguaggio inclusivo. Su FB e IG ho pubblicato un po’ di tavole che lo compongono. Mi è piaciuto molto realizzarlo perché ho collaborato con un’agenzia di comunicazione bolognese che stimo moltissimo Comunicattive
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Ci rileggiamo a fine febbraio. CIAP