Ciao a tutte le 533 persone iscritte alla newsportolina. Vi scrivo febbricitante e malaticcia. Ormai non so più chi contagia chi, avendo una figlia in età da asilo nido. Sono stata bene tutto il mese facendo le capriole e le giravolte ma alla fine il corpo ha detto:”Ok ti sei divertita mo’ basta”. Ok, ricevuto. Insomma Febbraio è andato. Sanremo c’è stato con la sua scia di polemiche, di discorsi necessari e di comunicati imbarazzanti. Ci sono stati pure altri morti, sul lavoro, in guerra, femminicidi, e via così. E poi manifestazioni finite con i manganelli, identificazioni mentre si mettono dei fiori, insomma uno schifo. Io sono arrabbiata e molto preoccupata come al solito, ma ho capito, con il tempo, che questo non deve essere mai un freno ma un motore, a scoppio possibilmente. Un fuoco, un incendio! Propio ieri ho ascoltato questo podcast di Rockit in cui c’è MEG che parla del 1998, dei movimenti studenteschi, delle case discografiche, dei 99 posse, e anche del sentirsi libere di scegliere altre strade e di percorrerle e del fuoco (del Vesuvio) che si porta dentro. Io c’ero, in quella Napoli che racconta. Avevo 12/13 anni e mi vestivo come lei: pantaloni larghi e gonne sopra ai pantaloni a zampa sopra le sneakers giganti. Ai tempi, in cui non c’era IG o un femminismo a cui aspirare, l’unico modo che avevi per comunicare all’esterno che ti sentivi diversa da tutto era emulare, almeno nei look, le tue cantanti preferite. Meg, La Pina, Libera Velo, Tori Amos, PJ Harvey, sono alcune artiste che ascoltavo. A 14 avrei iniziato la prima liceo e la musica di quel tempo mi accompagnava sempre. La sentivo in cassette, e poi cd, piratate/copiate, nelle playlist super miste, andando a scuola, alle manifestazioni, nei locali, e soprattutto ai concerti. UNA MAREA di concerti tra Napoli e provincia. Era tutto un rombare di drum'n'bass, ska, punk, punk-rock, hard core, e rap. Tutto esclusivamente no logo, no major, e pure se si veniva pubblicati da una grossa etichetta o si portavano abiti con qualche marca sopra si era rigorosamente NO LOGO, anticapitalisti e antiglobalizzazione. Tutti avevano letto, anche a pezzi su internet, il libro di Naomi Klein. Ma poi a Napoli c’è stato il global forum (con le prime manganellate), poi Genova con il G8 e la mazzata finale delle Torri Gemelle di New York. Un’intera generazione repressa a colpi di sfiducia nelle istituzioni e nel futuro. Eppure oggi siamo arrivati ad avere 40-50 anni, e giudichiamo male i ragazzi e le ragazze che invece nelle marche ci sguazzano, con le major ci vogliono avere a che fare proprio per sentirsi “arrivati” e dimostrare (ma a chi?) che ce l’hanno fatta per poi capire che non si arriva da nessuna cazzo di parte e avere dei breakdown come Sangiovanni che è appena 21enne. Questa globalizzazione alla fine non ci ha fatto benissimo.
Da noi, 20enni nel 2005, nessuno si aspettava nulla. Non c’erano i social e potevano essere liberi di vivere, di far schifo, di fallire, senza avere perennemente esempi di altri successi davanti agli occhi. La crisi del 2008 ci ha tolto tutto, eppure abbiamo continuano a sperare e a sognare e ora siamo ancora qui a battagliare. Certo con le nostre fragilità e le nostre psicosi ma almeno la crisi del 20 anni ce la siamo smazzate senza confrontarci con esempi irraggiungibili o con la speranza di una “svolta” attraverso il numero di follower. Qui parlo per me, che a 20 anni ho superato una delusione personale a botta di disegnare, concentrarmi nello studio e nell’assorbire quante più cose Bologna potesse offrirmi. L’unico confronto era con le mie compagne di corso in Accademia e con i fallimenti dei primi concorsi andati male. A nessuno piaceva ciò che facevo e andava bene così. Me ne facevo una ragione, ogni santa volta. Le mie crisi esistenziali venivano condivise in camere doppie con altri studenti e case con 8 persone a pagare l’affitto. Intorno a una tavola mangiando pasta col tonno, bevendo birre scadenti e sigarette di tabacco. Su un balcone affacciato a Largo Caduti del lavoro, guardando la nebbia di febbraio tra i tetti ma pensando al mare che avrei rivisto ad agosto. Questi sono stati i miei 20 anni e auguro a tuttə i ventenni di oggi di passarli così.
La mia primissima casa editrice, Topipittori, la prima a darmi fiducia, che mi ha accompagnata nell’editing della mia prima, vera, storia importante, ha compiuto vent’anni. 20!VENTANNI. Per me, ma in generale per quest’epoca che divora e sputa tutto subito, un numero incredibile! Una casa editrice non certo isolata e che si è saputa circondare negli anni di persone, collaboratori e collaboratrici, con cui fare un pezzo di strada. Li ricorda tutti Giovanna Zoboli su Facebook. Io sono cresciuta grazie a loro, grazie all’investimento che hanno fatto (si stampare i libri è fare un piccolo investimento su quel titolo senza sapere se rientrerai della spesa) ho avuto un'iniezione di fiducia in me stessa non indifferente. A proposito: Stavano per finire i miei 20 anni. Ne avevo già 27 e mi sentivo “scaduta” come fumettista. Ho vissuto anche io tutta la pressione e la retorica de “IL PRIMO LIBRO”. Ne avevo paura, timore, non solo per DOVER fare qualcosa di dignitoso ma anche perché NESSUNO mi ha mai preparato al DOPO che un libro viene stampato. Il dopo nessuno te lo racconta. Tutti ambiscono al successo ma se poi ce ne pentiamo? Se poi quel successo ci delude o non è quello che ci aspettavamo? Il mondo finisce? Insomma tutte cose a cui io adesso preparo i miei studentƏ ma che all’epoca erano cose oscure per me. Non so se gliel’ho mai detto ma ero in un periodo pessimo della mia vita e non avevo più nessuna aspettativa verso il mio lavoro ma lo facevo e basta, perché era l’unica cosa che sapevo fare e che volevo fare. Ero determinata, questo sì, ma non so cosa avrei fatto se quel mio progetto (Quasi signorina!) non fosse andato in porto. Insomma grazie Topipittori per essere stati il mio primo editore!EVVIVA!
📚Letti, guardati e ascoltati
La foto di apertura della newsletter è di una parete di ZOO con un’installazione degli artisti Noemi Vola e Andrea Antinori. La scritta è fatta di peluche e l’acronimo significa: Tutti i libri per bambini sono belli. Ma, visto il periodo, anche il primo significato dell’acronimo a cui avete pensato è giusto. Lo so che lo conoscete e vi è venuto in mente subito. Brav
Sempre durante Art city Ho visto alcune mostre random durante la notte bianca di Arte Fiera, tipo questa da Spazio Labò, questa al palazzo Bargellini, e quest’altra in una nuova galleria aperta da poco, la NEVVEN, stupenda.
Primo podcast che parla di soldi e tutto ciò che ci sta intorno, sopra e sotto, con o senza partita Iva. Si chiama “In Soldoni” ed è prodotto da il post, ovviamente.
L’introduzione alla puntata del podcast di Francesco Costa “Morning” del 21 febbraio ep.665 mi ha spezzata. Si intitola:”Il mistero è chi fa figli e le altre storie di oggi”
L’episodio “Sessismo in università” del podcast di Vera Gheno - Amare Parole -
Bellissima questa ultima newsletter di Insalataillustrata che parla di sbagli e di come le idee nascano dagli errori non dalla perfezione!
Sono finalmente riuscita ad andare al cinema MODERNISSIMO di Bologna (il cui manifesto è stato fatto dai miei amici Anonima Impressori). Ho visto “Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo. Molto bello, ma poi quando mi metti una ragazza e una leonessa, con me, vinci facile.
Saluti da Napoli di Ciro Pellegrino è l’unica newsletter che riesco a leggere sui fatti della mia città. Se volete conoscere Napoli, fuori dai luoghi comuni e dal folklore banale vi consiglio di leggerla. Questa è l’ultima e parla della buca che si è aperta a Via Morghen e altre cose successe da poco, tipo la confisca del “Castello delle cerimonie” a cui Real Time ha dedicato ore e ore di puntate di reality.
Ho visto “Nuova scena” su Netflix. Il reality sulla nuova scena del rap italiano e, sono contenta che ci sia tra i finalisti, Jelecrois che viene da Pianura, un quartiere di Napoli che non ha certo la fama di Scampia ma, diciamo, bello non è. Io spero vinca lei e penso che la “vecchia scena” ne sarà contenta!!
🏄🏻♀️Cose disegnate, dette, fatte (o che farò)
Lo scorso 24 febbraio sono stata a una lezione con l’avvocata Maria Paola Pinna a La Casetta dell’Artista di Giulia Sollai sul diritto d’autore e la tutela dei progetti artistico-commerciali. Super interessante! Seguite Giulia e le iniziative che organizza, ne vale la pena!
Il 10 marzo prossimo sarò a BOOK PRIDE a Milano alle 16:30 a questo interessante incontro insieme a tante brave colleghe!
Poi il 16 marzo sarò a San Giorgio Di Piano al piccolo festival della divulgazione con Michele Poli a parlare del libro “I ragazzi possono essere femministi?" Settenove edizioni
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Ci rileggiamo a fine marzo. CIAP